Vent’anni. Avevo vent’anni quando mi sono venuti i brufoli. Sì, era un periodo di grandi cambiamenti, transizioni, scosse emotive. Ma proprio non me l’aspettavo. Io che avevo superato l’adolescenza completamente indenne, anzi, con una pelle bella e luminosa, costellata di lentiggini non invadenti. Poi trac. A vent’anni, così, senza preavviso. Non l’ho presa bene per niente, non sapevo a che cosa attribuire la colpa e non sapevo reagire. Mi vedevo un mostro e non riuscivo proprio a capire cosa stesse succedendo alla mia pelle.
So benissimo che non si tratta di un problema grave, ma quando hai vent’anni e combatti per collocarti nel mondo dei grandi, vedersi brutte può essere uno shock. L’autostima crolla, ci si vergogna del proprio volto, si fa fatica ad interagire con le persone perché si crede che tutta l’attenzione finisca lì. E in effetti il viso è la nostra finestra verso gli altri, ciò che prima mostriamo, ciò che può parlare di noi ancora prima che diciamo il nostro nome.
Adesso che ho trent’anni, l’acne non mi ha abbandonata. Io però in questi anni sono cambiata. Ho imparato a conviverci, in un certo senso. Le ho dato l’importanza che si merita, cioè poca; ma è una compagna fedele e caparbia, sempre presente quando sto male. Per questo ho imparato ad attribuire ai miei brufoli grandi significati emotivi. Ognuno è una piccola cicatrice di sofferenze, testimoni dei momenti grigi. Tanto si sa, no? Che la pelle è uno specchio di quello che abbiamo dentro. Ed è vero, altroché se è vero.
Vorrei specificare che non sono un medico, non sono una psicologa e nemmeno una nutrizionista. Ma in dieci anni di convivenza forzata con una brutta pelle, ho imparato alcune regole fondamentali. Ho frequentato studi dermatologici, ho fatto attenzione alla dieta sempre sotto la guida di specialisti, mi sono guardata dentro, accompagnata da chi sa come farlo. Così ho collezionato tante piccole ma fondamentali istruzioni per vivere e convivere con questo problema. E anzi, per combatterlo, anche. Perché è vero che si tratta di piccole faccende estetiche, ma perché sottovalutarle?
Intanto è fondamentale cercare di scoprire la causa, se c’è. Nel mio caso, non siamo riusciti a scoprirla, ma ho fatto tanti tanti esami negli anni (prelievi del sangue, approfonditi controlli ginecologici e altre cose sempre consigliate e effettuate da specialisti).
Poi credo che amarsi, volersi bene, accettarsi, sia una cura fondamentale. Non bisogna vergognarsi del proprio viso o del proprio corpo. Mai. Gli inestetismi si nutrono anche e soprattutto delle nostre insicurezze.
Le frustrazioni non ci faranno guarire, anzi.
Io sto meglio adesso, mi vedo una pelle più bella (anche se lo dico a voce bassa), ma continuo a curarmi e a volerle un bene enorme. Faccio tutto quello che devo e che voglio fare per assicurarmi una pelle sana, mettendo anche le mani avanti per i piccoli problemi che potranno insorgere con gli anni che passano. E sono così felice della mia routine, sono felice di provare prodotti, scoprire che cosa fa bene, come mi sento e vedere che miglioro piano piano. Ci vuole pazienza, ma si può fare.
Perché no? L’importante è cominciare… e allora, si comincia!
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