È passato un po’ di tempo, quasi un mese. Ma se in un mese il nodo allo stomaco ancora non si è sciolto, allora vale la pena parlarne. Quasi un mese fa sono andata al cinema a vedere Antonia, il film che racconta la vita breve della poetessa milanese Antonia Pozzi, vissuta tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900 e morta suicida a 26 anni. Si tratta dell’opera prima di Ferdinando Cito Filomarino con protagonista Linda Caridi e prodotto da Luca Guadagnino (regista del meraviglioso Io sono l’amore).
Davvero, l’ho amato. È delicato ma potente, elegante, profondo e molto reale. Incantevole. La fotografia è strepitosa, così come la cura dei dettagli. È un film pieno di luce, che entra da pertugi e finestre, che filtra attraverso le nuvole in alto tra le montagne, oppure si riflette tra mille intarsi. C’è tanto silenzio, assolutamente reale, che si manifesta anche nelle inquadrature così come nei paesaggi, spesso romantici: panorami montani sconfinati dove piccoli, piccolissimi uomini si perdono nella vastità.
Antonia è fragile, vera, ammalata di una sensibilità autentica. Mi ha colpito e intenerito la sua solitudine, il suo essere così distante dalla consuetudine e così immersa nella vita da superarla e andare oltre, verso – forse -quella completezza immaginata e mai raggiunta, quell’amore totale e leggero che le è stato sempre negato. Non solo a causa di rifiuti espliciti, ma per le censure familiari, la mutevolezza umana, il periodo storico crudele e il suo candore a tratti ingenuo, a tratti sfrontato.
Sicuramente la sua sensibilità pura e la sua intelligenza l’hanno allontanata, portata via da un’esistenza dalla quale si è lasciata solo sfiorare.
Nel film le poesie non vengono lette, ma scritte. La mano di Antonia calca sulla carta e incide una lettera dietro l’altra a comporre il suo viscerale bisogno di essere, il suo potente sentire. Oppure vengono abbozzate e composte con le immagini, con la luce o con le fotografie che la stessa Antonia scattava e poi sviluppava.
Antonia è un film da ammirare, anche negli aspetti più espliciti, come le scene e i costumi meravigliosi disegnati da Fendi e indossati da Linda Caridi.
Ammetto che prima di vedere il film non conoscevo la storia di Antonia Pozzi e nemmeno le sue poesie, ma voglio assolutamente immergermi nella sua dimensione, conoscerla di più. Qualche giorno fa ero in libreria e purtroppo non ho trovato niente di suo però, fatalità, mi è capitato sotto il naso il libro La notte è infinitamente vuota, di Annemarie Schwarzenbach, un’altra anima veloce, complessa e irresistibile vissuta nei primi decenni del ‘900 (praticamente coetanea di Antonia) dalla quale mi sto facendo totalmente affascinare.
Antonia verrà proiettato al MIC – MUSEO INTERATTIVO DEL CINEMA di Milano il 6, 8 e 15 maggio. Di cuore, andateci!