Non si butta via niente
Ogni tanto allungo le braccia nel mio armadio, esasperata. Tiro via, faccio mucchi, inscatolo, insacchetto. Sbuffo.
Decido cosa sì e cosa no e puntualmente mi do della scema per tutti gli acquisti incauti. Sono tanti, troppi. Quasi da malattia. L’horror vacui del guardaroba, come se corressi il rischio di uscire nuda. Mi sento un po’ in colpa quando mi rendo conto di quanti soldi sperpero in capi d’abbigliamento che probabilmente non userò mai. Quasi da malattia, appunto. Però, per cercare un minimo di pulirmi la coscienza, anziché lagnarmi, cerco di correre ai ripari.
Come.
Le associazioni di beneficienza
In casa mia, quando qualcosa non andava più bene, si dava alla Caritas. C’era quel giorno all’anno in cui ci si provava TUTTO e si decideva cosa dare in beneficienza e cosa invece tenere. Devo dire che per mia mamma è sempre stato difficile separarsi dai vestiti di quando era giovane, questo però ha fatto sì che il mio armadio si riempisse di capi vintage stupendi e di ottima qualità che uso tutt’ora. Oggi chiaramente è tutto molto diverso e io tendo a scartare con più facilità le cose che non mi vanno più (e la qualità, diciamocelo, è decisamente cambiata!)
Swap party / garage sale
L’unione fa la forza. Amiche e vestiti sono una combinazione pericolosa, ma molto molto utile se si tratta di svuotare l’armadio. Basta una chat di gruppo su whatsapp o un evento su Facebook per organizzare un pomeriggio di scambio o vendita a prezzi modici tra amiche. È divertente e dà soddisfazione perché uno swap party è anche un pretesto per passare un pomeriggio in più con le amiche, chiacchierare, spettegolare, fare merenda e bere un bicchiere di vino. In più, per me che ho il feticcio delle decorazioni e dei dettagli è anche un’ottima scusa per addobbare lo spazio scelto con pompom di carta, festoni e alzatine ricolme di stuzzichini e per creare inviti ed etichettine grafiche ad hoc per l’evento.
Mercatini del riuso/ second hand shop
Chi non ha voglia di organizzare cose, può tranquillamente affidare i propri sacchi di abiti smessi ai mercatini o ai negozi dell’usato. Ormai ne esistono tanti, più o meno chic. Il margine di guadagno di solito è basso, ma liberarsi degli odiosi sacconi portatori di sensi di colpa a volte è già più che soddisfacente.
A Parma c’è Ginger, proprio nel cuore della città. Si tratta di un adorabile negozio dell’usato, che propone abiti e accessori di qualità scelti con amore e criterio da Gloria, la titolare. Da Ginger si trovano esclusivamente capi in ottime condizioni, che si meritano una seconda possibilità (L’immagine con i vestiti coloratissimi che trovate in questo articolo appartiene a Ginger).
Depop
Depop è la app che ci fa capire quanto davvero siamo vittime dell’acquisto compulsivo. Basta creare un account, fotografare i capi che vogliamo vendere e scrivere una didascalia completa di informazioni, taglia e prezzo. La gente si scatena su questa applicazione e arrivano continuamente notifiche di nuovi seguaci, like e messaggi privati, la maggior parte dei quali portatori di una sola ed unica richiesta: SCAMBI? Perché c’è chi oltre a vendere e comprare, scambia. Io però preferisco vendere e comprare.
Il mio nome su Depop è frenchine e nonostante ad ora abbia venduto ancora poco attraverso questa piattaforma, penso sia un modo furbo e a prova di pigrizia per provare a liberarsi del surplus.
Riciclo
Quando mi accorgo che un capo proprio non ce la fa più, anziché buttarlo via lo porto da H&M. Ormai da qualche anno infatti la catena svedese al grido di “la moda non merita di finire nei rifiuti” ha lanciato una campagna di raccolta di abiti e tessuti usurati. In cambio, un buono di 5€ per ogni sacco portato in negozio (al massimo due al giorno) . I capi verranno così riutilizzati nel mercato del second hand, oppure usati per recuperare fibre tessili o per produrre energia. In più, grazie alla raccolta di abiti smessi, H&M dona dei fondi alle organizzazioni benefiche.
Voi a quali metodi più o meno drastici ricorrete per salvare gli armadi dall’esplosione?