La villa delle meraviglie

2Qualche anno fa ero un’assidua frequentatrice di mostre e luoghi d’arte. Complice il fatto che collaboravo con una rivista culturale, raramente mi perdevo un vernissage. Anche i miei genitori mi hanno sempre portata per musei quando ero più piccola, quindi ho  sviluppato interesse e un vago senso artistico. Tra le tante fasi della mia vita, ho attraversato anche il momento “voglio fare l’artista”, poi gli anni sono passati, la vita è diventata frenetica, il tempo si è dimezzato, ho capito che di artistico posso avere la sensibilità ma non certo le capacità e niente, mostre poche, libri d’arte anche e il dispiacere conseguentemente enorme. Per fortuna vivo in una città colma di capolavori artistici, architettonici e anche paesaggistici, ma c’è un posto in particolare che è una specie di compendio delle meraviglie: la Fondazione Magnani Rocca, una villa-museo a pochi chilometri dal centro di Parma, in una campagna che in primavera si tinge di colori squillanti, mentre dell’autunno assorbe l’umore uggioso e pigro.

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“Luigi Magnani è colto dall’amico Vinkler nell’intensità della sua malinconica, programmatica fierezza di intellettuale evocativa della Melancolia I di Durer, quale alter ego”

La Fondazione Magnani Rocca è nata per volontà di Luigi Magnani alla fine degli anni ’70, con lo scopo di promuovere l’arte e la cultura, un patrimonio che certamente merita di essere valorizzato e mantenuto vivo. Intellettuale, appassionato d’arte, musica e letteratura in modo profondo e sincero, Luigi Magnani ha trascorso i suoi anni studiando con passione e facendo della cultura non solo uno stile di vita, ma un enorme dono per la società. Ha vissuto il Novecento delle grandi trasformazioni storiche e artistiche, ha abbracciato l’arte nelle sue diverse espressioni credendo fermamente nella necessaria concatenazione delle forme. L’arte completa l’arte. Nella villa di Mamiano, Luigi Magnani ha voluto vedere un progetto per la collettività, facendolo diventare scrigno prezioso di opere di alcuni dei più grandi maestri a livello mondiale. Così oggi, è possibile attraversare una stanza alla volta col fiato sospeso davanti a opere di Burri, De Pisis, Morandi, Cézanne, Renoir ma anche Fussli e Goya con la grande tela “La famiglia dell’infante Don Luis”, di una bellezza sconvolgente.

Gino Severini, Danseuse Atrticulée, 1915

Luoghi come la Fondazione Magnani Rocca, mi riconciliano l’anima. Sono stata sorpresa dall’incanto, in silenzio, davanti a dettagli stupefacenti. Una contemplazione lenta a volte necessaria.
Oltre alla collezione permanente, alla Magnani Rocca vengono organizzate mostre temporanee e il 19 marzo ha inaugurato l’esposizione dedicata a Gino Severini intitolata “L’Emozione e la regola”. Un percorso attraverso la vita e l’arte di un maestro che ha assorbito e interpretato pienamente le avanguardie del Novecento, reinterpretandosi e dedicando ai diversi linguaggi un interesse profondo. La mostra è divisa per temi, così è possibile ammirare come Severini ha raccontato i diversi soggetti nei vari decenni, passando dal Divisionismo, al Futurismo, al Cubismo, al Classicismo, le sue “stagioni creative” incantevoli e sconcertanti. Le opere esposte sono più di cento, alcuni temi, come la danza, sono particolarmente ricorrenti ed è davvero interessante osservare come vengono rielaborati.

È possibile visitare la mostra fino al 3 luglio 2016 e io la consiglio spassionatamente.

SEVERINI
L’EMOZIONE E LA REGOLA
19 marzo – 3 luglio 2016
Mostra Monografica dedicata al pittore Gino Severini (Cortona 1883 – Parigi 1966)
Più informazioni le trovate cliccando qui

Goya
Goya, La Famiglia dell’infante Don Luis, 1783-1784

Carlo Carrà, Marina, 1932 "Opera di calibrata sospensione temporale, dove la presenza umana è un presagio concreto"
Carlo Carrà, Marina, 1932 “Opera di calibrata sospensione temporale, dove la presenza umana è un presagio concreto”
 

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