In un bel giorno di primavera
Sono andata a mangiare un gelato da sola. Che di per sé non è una grande rivoluzione, mi rendo conto. In realtà per me la è. Piccola, ma la è. A me non piace mangiare il gelato da sola, non mi piace in generale mangiare da sola se sono in posti pubblici. Anche se in realtà non è del tutto vero, perché se lo faccio intanto leggo un libro, non ho in nota nessuno e sto da dio. Però in linea generale e direi anche generica mangiare in pubblico da sola non mi piace. Mi imbarazzo, mi agito, mi sporco. È un assioma. Figuriamoci col gelato. Sono goffa, il gelato non mi agevola di certo e mi vedo lì con la macchia a cercare di salvare il salvabile con una pila di tovagliolini, la bocca sporca e neanche me ne sono resa conto perché da sola non mi vedo; cerco di specchiarmi senza dare nell’occhio ma se mi specchio in una vetrina non arrivo a vedere bene la bocca. Se mi specchio nella vetrina – e lo faccio spesso – lo faccio con fare guardingo. Con nonchalance. Non è sufficiente per quando sei sporco di gelato in maniera subdola agli angoli della bocca. Comunque, ho superato queste 11 righe di traumi descritti e sono andata da sola a mangiare il gelato. Ho evitato le gelaterie affollate, ne ho scelta una che non conoscevo, ho preso una cialda da 3 euro massimo pericolo con cioccolato e lampone (anche se non è stagione però chissenfrega, è il mio unico gusto di frutta preferito) e ho camminato per i borghi fiera col mio gelato. Senza macchiarmi. Con la mia pila di tovagliolini, intrepida con la giacca beige e un libro sottobraccio perché in borsa non ci stava. Il fatto è che non ero troppo di buon umore, non so bene il motivo. O meglio, lo so il motivo, ed è piuttosto stupido ma quando succede qualcosa anche di stupido ma che mi mette di cattivo umore subito il mio subconscio si premura di riesumare altri pensieri tristi e ecco fatto, che poi ho le palle girate e un vago senso di nodo in gola.
Il motivo stupido è che sono andata dal parrucchiere. Dovrebbe passarmelo la mutua il parrucchiere. Ho i capelli bianchi da 10 anni, questo mi costringe a fare la tinta ogni mese. E no, non la faccio in casa perché sono goffa, pasticciona e pigra. C’ho provato, non è andata bene. Allora me la fa il parrucchiere ma Dio solo potrà forse un giorno spiegarmi il perché non può essere un’esperienza completamente piacevole e soddisfacente. No, è frustrante. A me terrorizza. Mi mette l’ansia perché lo so che poi non sono contenta e lo so che questo è un cliché però io mi chiedo: se è un cliché che le donne non sono contente quando escono dal parrucchiere, allora non può essere un problema dei parrucchieri, anziché delle donne? Forse c’è qualcosa che non va nell’Ordine Dei Parrucchieri, dovrebbero crearlo, innanzitutto, poi riunirsi e scandagliare la faccenda, riconoscere ognuno i propri limiti, ammettere cosa fanno bene e cosa no. Dirti guarda, io con il colore sono bravissimo e lo so, però per il taglio no, il taglio niente proprio, ti consiglio di andare da quell’altro che sta nell’altra via. Lo troverei un atto di umiltà e lo apprezzerei molto. Io penso che i parrucchieri in generale abbiano grossi problemi con i ciuffi e sottovalutino la questione piega. Il mio cruccio di oggi è la piega al ciuffo. Non sono contenta. Quindi sto intristita con la pinzetta a becco d’oca e almeno soddisfatta del mio gelato e del giro tra i borghi. Abitare tra i borghi è bellissimo, soprattutto quando arriva improvvisamente la primavera e l’aria è tiepida e profumata, anche se non ci sono alberi con i fiori. Resta un mistero anche questo: l’aria in primavera profuma, dappertutto. Anche se non ci sono fiori, il profumo si sente lo stesso. È una stagione invadente e per questo la amo. È esplosiva, sembra un miracolo. Lei arriva, basta. Chi s’è visto s’è visto, dà una culata all’inverno e da un giorno all’altro ti ritrovi ad avere l’orticaria solo ad avvicinarti a un maglione. Non metto cappotti da una settimana e già mi sembra passato un secolo. Li guardo con disgusto anzi. Oggi per esempio non c’è proprio bel tempo, il cielo è sui toni del tortora direi, con qualche raggio di sole che filtra, però è tutto luminoso comunque. La primavera per me è quel giorno che il lungoparma (che è quello nella foto) diventa verde fosforescente. Succede e basta.
E tu sei lì a grattarti via il maglione di dosso. E a camminare tra i borghi vagamente incredulo.