Un libro che sto leggendo adesso è Breve storia di (quasi) tutto, di Bill Bryson. Non conoscevo l’autore e neanche il testo, ma ci sono incappata per caso durante un esercizio di traduzione.
Caspita, ho pensato, ma perché non ho mai letto questo libro, prima? Bill Bryson è un omino tanto buffo quanto colto, con il riporto, la barba, gli occhiali tondi e lo zainetto, ma, soprattutto, è uno scrittore americano curioso e appassionato, specializzato in letteratura di viaggio; a un certo punto, una quindicina di anni fa, mentre attraversava l’Oceano Pacifico in aereo e guardava fuori dal finestrino si è reso conto di essere un piccolissimo essere umano precario, un sacchetto di atomi capitato per caso su un pianeta gigantesco e misterioso regolato da leggi chimiche straordinarie. Ogni tanto anch’io mi fisso su queste cose, quindi ti capisco, Bill. Allora, prendendo coscienza della sua ignoranza sull’origine del mondo, sul perché e il per come siamo qui e su come diavolo sia possibile tutta questa perfezione che noi brutti scemi bistrattiamo, ecco che si è messo a fare ricerca, a parlare con scienziati, racimolare informazioni e farci poi un libro che racconta la storia di (quasi) tutto. Io penso sia qualcosa di molto generoso. Non è l’unico e non è il più autorevole, però trovo questo libro piacevole e affascinante, ma soprattutto semplice (vabbè, per gli scienziati probabilmente anche riduttivo) molto adatto a chi, consapevole delle proprie lacune, vorrebbe sapere di più, ma c’è veramente troppa roba in cui perdersi.
“In tre minuti è stato prodotto il 98 per cento di tutta la materia esistente o che mai esisterà. Abbiamo un universo. È un posto dalle meravigliose e gratificanti potenzialità. Ed è anche bello. Costruito all’incirca nel tempo che occorre per preparare un panino.”
Personalmente, ho sempre avuto il pallino della biologia, amavo la genetica, la chimica mi stava simpatica nel suo risultarmi totalmente incomprensibile, e poi basta, finito tutto lì, ho preso altre strade, decisamente diverse e parecchio lontane dall’acido desossiribonucleico. La fascinazione però è rimasta eccome. Ah, come mi incantano certi argomenti. Adoro perdermi a pensare a com’è tutto così incredibile eppure reale e inspiegabile al punto da sembrare miracoloso, ma lì si sfocia poi da un’altra parte: “ci sono domande che si spingono molto vicino alla religione”, l’ha detto anche il dottor Andrei Linde, un cosmologo di Stanford. Questi ragionamenti sono talmente enormi che è oggettivamente impossibile riuscire a pensarli con concretezza, ma farmi domande mi viene comunque spontaneo. E allora grazie, Bill, che sei capitato nella mia vita proprio adesso, che mi sono trovata anche fissata con l’astronomia e tu anche quello indaghi, sciogliendomi dubbi che sarebbero rimasti lì a tormentarmi ad ogni sguardo verso le stelle. Non essendo un romanzo, lo sto leggendo con molta calma e concentrazione, tornando sulle pagine, prendendo appunti e sottolineando informazioni che voglio approfondire (in qualche modo).
È una storia tanto grande, che capiremo sempre e comunque in maniera parziale, ma già che siamo qui tanto vale provare a conoscere un pochino, almeno un barlume dell’immensa perfezione di cui facciamo parte (ritenendoci anche molto fortunati e possibilmente grati, a chi e a cosa non lo so, ma al mondo e all’universo sì, tanto per cominciare).