Il dovere morale di coltivare le idee
Siamo un anno fa e un anno più avanti. Un anno sospeso. Di cose ne sono successe, eppure, l’impressione che ho è di non essermi mai mossa di casa negli ultimi dodici mesi. La voglia di uscire e andare mi prude addosso, come se non avessi mai visto il mondo.
In effetti il mondo “nuovo”, quello corretto, trasformato, aggiustato, smostrato dalla pandemia non l’ho proprio visto. Uscire dal proprio comune di residenza è già un successo, figuriamoci che traguardo mettere il naso in un’altra regione. Ma chissà oltre i confini che cosa succede. Un cortocircuito di emozione.
Prendere e andare
La cosa che mi manca di più è quella lì: prendere e andare. Dalla finestra vedo, di nuovo, cieli di un blu abbagliante, il glicine dietro casa che pian piano fiorisce, le gemme che crescono di giorno in giorno. Faccio entrare ventate di profumo di fiori ad ogni cambio d’aria e mi immergo nel silenzio assoluto delle brevi passeggiate consentite. Come se avessi riavvolto il nastro, se mi trovassi di nuovo seduta scomodamente nel 2020.
Invece ho un anno in più. Chi ce lo restituisce il tempo? Nessuno. Mi sono presa l’impegno di limitare le lamentele e sto continuando, concedendomi un “che due palle” e qualche sospiro ogni tanto. Ci sarebbe tanto, troppo, di cui lamentarsi, ma continuo a ritenermi fortunata a sufficienza da dover star zitta e aspettare, piena di speranza, che tutto questo finisca.
Coltivare piante e idee
Nel frattempo, coltivo. Consiglio anche a voi di farlo. Coltivo piante, oggi come un anno fa, con risultati non troppo soddisfacenti. La reclusione non ha nutrito il mio pollice verde, ma sono ostinata nel desiderare una primavera nel più lussureggiante dei giardini, a leggere pagine di fuga bevendo acqua fresca sulla mia brutta sdraio verde acido. Coltivo anche idee: mi vengono un sacco di idee. Quelle forse sono ancora più difficili da curare, rispetto alle piante.
Richiedono sforzi sovraumani di volontà e autostima e non ho mai vinto medaglie in queste discipline. Ma la mia voglia di uscire è troppa. Sogno di lavorare vista mare e di brindare ai miei successi con una birra sulla spiaggia e non voglio più essere io la prima a impedirmi di raggiungere i miei obiettivi. Questi mesi mi hanno insegnato questo e le pulsioni fortissime che sento, le idee che mi esplodono in testa nel cuore della notte e che devo tenere strette abbracciate fino al mattino, si meritano un’occasione.
Volevo partire, non sono partita, non volevo restare ma sono restata, ho messo da parte, scelto direzioni sbagliate, dato retta a passioni altrui e sottostimato le mie capacità. Quello che mi sono risposta, dopo varie liti con me stessa, è che in certi confini non voglio rimanerci, non ci riesco e che tutto quello che ho sbagliato fino ad adesso in realtà è stato troppo utile per venire cancellato. È ora di dare forma e peso ai pensieri e due sberloni al coraggio.
Coltiviamolo questo tempo, forse non sembra, ma le occasioni ci sono, sta solo a noi saperle coltivare.
Come la piantina di rosmarino che ho messo oggi sul davanzale della cucina. Ho il dovere morale di farla diventare un cespuglio.
cover picture: Kaa Illustration