Ibiza in quattro giorni (parte uno)
Sinceramente, sarebbe stato bello fossero stati di più. Ma già in quattro giorni, Ibiza sa contaminare anima e pensieri di magia e di un’energia unica, che sa di Mediterraneo. Esagero? No, davvero. Sono partita con mille pregiudizi su ibiza-isla-loca che io che sono nonna da prima ancora di essere una morula pensavo non avrei retto; credevo di sentirmi inadeguata, povera, annoiata. E invece. Mi avevano detto TUTTI “guarda, vai a Ibiza e ti innamori” e io come una cretina ho aspettato anni, ho aspettato offerte di EasyJet natalizie per comprare due biglietti andata e ritorno per un totale di 64€ e una valutazione preventiva ma giusta: se cambiamo idea, al massimo buttiamo via 64€. Che per carità, non che io abitualmente lanci dalla finestra banconote e monetine così, però ecco, questo per dire che mi rimanevano certi dubbi e che la nostra partenza non fosse poi così certa. Così, per prenotare l’alloggio ho aspettato tanto, pure troppo. Ho aspettato giugno, quando la partenza era prevista per il 1 luglio. Mi sono spaventata vedendo prezzi stellari (tipo un appartamento a 36.600€ per quattro notti. Nel mio caso, decisamente fuori budget, se per voi invece una cifra del genere no problem, temo stiate leggendo il blog sbagliato). Insomma, alla fin fine dopo una lite telematica con un host (stronzo) di airbnb, una cancellazione precoce su booking, una prenotazione con annesso pagamento avventata sempre su booking, infine, ho trovato un alberghino che sembrava fare al caso mio: modesto, sul mare, pulito, colazione inclusa, in un posto che per me voleva dire tutto e niente.
Non so voi, ma a me la fase di prenotazione e pianificazione fa andare in ansia, se non sono mai stata nel luogo che visiterò. Come faccio a sapere che cosa è meglio? Ok, chiedo consigli ad amici reali e virtuali, compro guide, faccio ricerche approfonditissime partendo da Pinterest e altro di cui magari parlerò più approfonditamente, ma mi manca comunque un orientamento di base, e questo mi destabilizza non poco. Fatto sta che a quel punto, a neanche un mese dalla partenza (che ho cercato di boicottare con scuse ridicole ma per me più che sensate), ho prenotato e pagato l’alberghino a Es Canar e mi sono messa sotto con il Cosa facciamo quindi quando siamo là?
Ebbene. Forse non sapete che la FOMO in viaggio per me è una costante, DEVO vedere il più possibile, assaggiare il più possibile e guai a fermarsi. So di non essere l’unica afflitta da questa smania incurabile. Anche al mare per me è così, complice il fatto che detesto stare a rosolarmi al sole, quindi spiaggia sì, ma sotto l’ombrellone e per poche ore. Questo torna dalla mia parte perché mi permette di girare più spiagge diverse.
Questo lungo preambolo per dirvi che insomma: Ibiza è per tutti i gusti (quasi per tutte le tasche) e che anche in pochi giorni potrete goderne e farvi suggestionare. Io sono una neofita, ma già fremo per tornarci il più presto possibile. Consiglio questo articolo a chi approderà per la prima volta sull’isola e quindi necessita di qualche spunto. Sconsiglio la lettura a chi è un assiduo frequentatore e a chi va a Ibiza per feste e serate, mi spiace ma la cosa più vicina a un party per me è stato guardare gli inglesi ubriachi sul lungomare di Es Canar.
Per facilitare le cose, divido l’itinerario per giorni, così come ho vissuto io la vacanza. È un diario di viaggio, insomma.
Aggiungo però anche un paio di cose che avrei voluto fare, ma non ho avuto tempo a sufficienza.
Ah, sì, questo articolo è lungo, diventeranno quindi due post separati.
GIORNO 0 – L’ARRIVO
La prima mossa da principiante è stato scegliere l’aereo serale, di lunedì. Nel mio caso è stato scomodo perché mi sono bruciata un intero giorno, ovviamente, e rimanendo meno di una settimana è un peccato non approfittare di tutto il tempo possibile. Una volta arrivati, abbiamo recuperato l’auto a noleggio (fatelo con anticipo e controllate bene a quanto ammonta il deposito cauzionale) e siamo andati diretti a Es Canar, che è un paesino vicino a Sant’Eulalia, nella zona est dell’isola. Ho scelto questa zona perché volevo che stessimo lontani dalla confusione, ma comunque sul mare. Es Canar è piccolo e di base non c’è molto altro a parte qualche bar con musica dal vivo, gli inglesi ubriachi di cui sopra e delle botteghe che vendono ombrelloni, cianfrusaglie e bottiglie d’acqua a peso d’oro. Però è un villaggetto grazioso, comodo; non posso dire che l’abbiamo vissuto, ma mi è sembrato una buona base.
GIORNO UNO – EST
La prima caletta che abbiamo scelto è stata Cala Mastella, non distante da Es Canar e piuttosto selvaggia. È una cala minuscola (come molte altre a Ibiza, ho scoperto poi) e abbracciata dai pini marittimi. L’acqua è verde, la spiaggia di sabbia grossa e l’aria sa di Mediterraneo. Come da tradizione, c’è un chiringuito pronto a sfamare qualsiasi appetito a suon di (costoso) pesce alla griglia (fino a poco tempo fa si chiamava El Bigotes ed era molto rinomato, ma ora ha cambiato gestione). Ecco, sui prezzi del cibo a Ibiza si potrebbero scrivere libri, e probabilmente qualcuno l’ha fatto; io però ho adottato la filosofia del “sono in vacanza non me ne frega niente” e quindi ho mangiato pesce tutti i giorni. Inoltre mi sarei sentita una miserabile se fossi arrivata con il panino in un cartoccio e avessi annusato il profumo di griglia per poi quindi pentirmi, mangiare il panino e pranzare di nuovo, arresa, con un piatto di pesce. Tutto sommato, la mia è stata una scelta economicamente e nutrizionalmente ponderata. Il pranzo si è svolto quindi su un tavolino di legno sotto ai pini marittimi, con un bel piattone, anzi, teglia, di alici grigliate, accompagnate da queste patate fritte che ho incontrato poi ovunque durante il viaggio: tagliate a fettine tonde (chips) e fritte insieme al peperone. Buonissime. Birretta fresca, e chi mi ammazza? Nessuno, infatti dopo pranzo via per altri lidi, letteralmente. Nel pomeriggio ci siamo spostati a nord est, alla spiaggia di Aigues Blanques, molto più grande e frequentata di Cala Mastella, dove eravamo una decina in tutto. Aigues Blanques è sabbia e piccoli scogli che spuntano dal mare, circondata da scogliere suggestive e popolata da parecchi nudisti. Lì si possono anche fare fanghi naturali, io non ci sono riuscita perché non avevo gli occhiali da vista e non capivo da dove sgorgasse quest’argilla con cui tutti si impiastricciavano. Ma tant’è, è stato comunque un bel pomeriggio, anche senza fanghi. Il mare è incantevole e, grazie alle scogliere, ci si può riparare facilmente dal sole. Approvata quindi anche per noi fotofobici. Giunta la sera, siamo andati a fare un aperitivo a Santa Gertrudis de Fruitera, borgo adorabile proprio nel centro dell’isola. Il motivo per cui chiunque mi ha consigliato di farci un giretto mi si è palesato immediatamente davanti agli occhi: mantenendo sempre nella vostra testa un’immagine di paesaggio mediterraneo, pensate a tante casette imbiancate a calce, basse, le finestre color ocra, violetto, oppure blu. Stradine strette e piene di piccole botteghe, gallerie d’arte, ristoranti chic ma anche bar e locali da non perdere, come Aubergine, ristorante e shop dallo stile altamente ibizenco, di cui vi innamorerete. Amerete anche Numero 74 l’atelier, che ha aperto da pochi mesi ed è un connubio di cibo healthy, oggetti pericolosamente carini, spazio bimbi e spazio yoga.
Si mormora però che non si possa passare da Santa Gertrudis senza assaggiare il pan y tomate del Bar Costa, io però con la mano sul cuore devo ammettere di non esserci riuscita, perché il Bar Costa è chiuso al martedì, e io che giorno ci sono capitata? Abbiamo ripiegato con un’ennesima birretta ghiacciata accompagnata da montaditos di ogni genere, al fresco della bella piazza del paese. Così com’eravamo, in ciabatte e con i capelli ancora di sale, ci siamo spostati a Sant Carles de Peralta, un altro villaggio – sempre delizioso – nell’entroterra. A Sant Carles si tiene il mercatino hippy di Las Dalias, ogni sabato e, d’estate, anche il lunedì e il martedì sera. Se vi state chiedendo se sia una cavolata commerciale, la risposta è parzialmente sì, ma a me è piaciuto. Mi ha fatto venire in mente qualcosa dei mercatini londinesi, per dire, dove ci sono tanti turisti ma la suggestione resta. È poi un mercatino grande, dove troverete monili, acchiappasogni, coperte, lampade, gioiellini, abiti, insomma, qualsiasi inutile necessità. Diversi baretti dove assaggiare carissimi cocktail, ascoltare musica dal vivo e godersi l’atmosfera pacifica di una sera d’estate.
Fine prima parte 🙂