Mantova

Al Festivaletteratura insieme a Dyson

Non c’è un motivo, ma la scienza mi attrae. Io che non ci capisco niente, che ho studiato letteratura e che dai numeri sono lontanissima. Eppure. Non so, un’attrazione, un voler capire, sapere, esplorare. Infatti, quando ho scoperto che quest’anno al Festivaletteratura ci sarebbe stato un terreno di dibattito scientifico ho provato una grande gioia, ho detto: Finalmente! Così, in modo spontaneo, che un po’ mi sono stupita anch’io.

Mantova
A parlar di scienza

Al Festivaletteratura vado ogni anno, mi piace, è un’occasione per conoscere autori nuovi, incontrare quelli amati e approfondire discorsi, con l’inestimabile possibilità di farlo ascoltando voci importanti e autorevoli. Quindi il pensiero che a un elenco già tanto ricco di temi si aggiungesse anche quello scientifico mi è sembrato un completamento naturale. Il luogo in cui si è disquisito di scienza si chiama Scienceground ed è stato un susseguirsi di incontri e workshop su diversi argomenti tenuti da ricercatori e giovani scienziati. In questo contesto, si è inserita anche Dyson, azienda inglese estremamente all’avanguardia dal punto di vista scientifico e ingegneristico, che ha portato esempi importanti perfettamente in linea con le tematiche di Scienceground.

purificatori Dyson nei luoghi del Festival
Da un aspirapolvere rotto alla formazione di giovani scienziati

Di Dyson molte di noi conoscono e bramano l’asciugacapelli di avveniristica bellezza e di insuperabile efficienza. In molte, ormai trentenni con figli e animali a carico, desideriamo o magari possediamo l’aspirapolvere, oggetto che definirei ormai mitologico. Ma che cosa ci sia dietro a tutta questa ingegneristica meraviglia forse non tutti lo sanno. Durante uno degli speech, Robin Leveque, il giovane ingegnere arrivato direttamente dalla sede inglese, ha raccontato che James Dyson negli anni ‘70 si è trovato con l’aspirapolvere in panne e, da bravo ingegnere, l’ha smontato in mille pezzi per capire quale fosse il difetto. Poi però, anziché rimontarlo semplicemente, ha pensato di migliorarlo, anzi, stravolgerlo e, ispirato dai cicloni di una segheria, ha trovato un modo per separare aria e polvere. Roba da niente. Ci si è messo d’impegno e dopo più di 5000 prototipi, nel 1984 è uscito in commercio il primo aspirapolvere Dyson. Ora Dyson ha 12000 dipendenti, di cui più di 4000 sono ingegneri, con cui James Dyson tutt’ora lavora quotidianamente. La filosofia di questa azienda è: risolvere problemi a cui gli altri non hanno pensato. Un mantra sviscerato sì nei tanti prodotti in commercio, ma anche attraverso progetti di formazione e incoraggiamento della creatività.
James Dyson ha fondato il Dyson Institute of Technology, un percorso di studi unico, diverso dai canonici studi universitari perché dura quattro anni e permette di studiare e intanto lavorare insieme agli ingegneri, ricevendo anche uno stipendio.

L’altra notevole iniziativa pensata sempre per le menti più fertili è il James Dyson Award, che premia i giovani talenti di tutto il mondo. Il premio finale è di 30000 sterline per la realizzazione del progetto portato in gara. Per ogni Paese partecipante (sono 27 in tutto) viene eletto un vincitore, che accede poi alla fase internazionale dove sarà James Dyson a decretare il vincitore assoluto.

purificatore d'aria Dyson
L'ingegnere Robin Leveque durante uno degli speech
purificatore d'aria Dyson
Quello che non sapevo sull’inquinamento indoor

L’ingegnere Robin Leveque ha parlato anche di un importante problema con il quale conviviamo più o meno consapevolmente tutti i giorni: l’inquinamento indoor. Sul problema dell’aria inquinata siamo ormai perennemente aggiornati da bollettini catastrofici e da conseguenze ambientali piuttosto inquietanti; ingenuamente, molto spesso, ci limitiamo a pensare che “la nuvola nera” sia solo fuori casa, per strada, in mezzo allo smog, e che rimanga lì. Sbagliato. Le schifezze velenose che aleggiano sui nostri tetti in realtà entrano e si stabiliscono anche in casa. Per poi stare lì a ristagnare e mescolarsi con un altro tipo di inquinamento al quale io, in tutta onestà, non avevo mai davvero pensato: quello prodotto internamente, che deriva da prodotti per la pulizia, profumatori d’ambienti, peli di animali, cucina, polvere…. e potrei continuare praticamente all’infinito. Che ce ne rendiamo conto oppure no, respiriamo malissimo anche negli ambienti interni, dove trascorriamo, tra l’altro, il 90% del nostro tempo. Sempre per la filosofia del risolvere i problemi, da qualche anno Dyson ha introdotto sul mercato il purificatore d’aria, di cui recentemente è stata lanciata l’ultima versione e che è stato posizionato all’interno dei diversi luoghi del Festivaletteratura. Non scendo in dettagli tecnici, ma attraverso un sistema di filtri il purificatore lavora per eliminare il 99,95% di particelle inquinanti per poi diffondere fino a 290 litri di aria pulita al secondo. Il purificatore analizza l’aria dell’ambiente in cui si trova e i dati vengono poi raccolti dall’azienda per comprendere la qualità dell’aria negli ambienti indoor e migliorare continuamente la propria tecnologia. Ne derivano dati piuttosto inquietanti, ma che possono e anzi dovrebbero essere uno spunto di riflessione importante. Su come viviamo e sulla consapevolezza con la quale agiamo ogni giorno.

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