Storie di Amarone della Valpolicella: dieci anni di Famiglie Storiche
Celebrare il vino è sempre buona cosa. Ancora meglio però è festeggiare chi il vino lo produce e ne fa una storia di terra e secoli. L’Associazione Famiglie Storiche unisce tredici produttori di Amarone della Valpolicella, con l’obiettivo comune di tramandare ed esaltare non solo un vino – uno dei più apprezzati al mondo -, ma il territorio da cui deriva in modo inscindibile e le tradizioni che custodisce.
Ho partecipato alla cena del decennale delle Famiglie Storiche, una serata di festa, di sorrisi e di bicchieri da riempire quel tanto che basta per assaggiare le differenze tra un vino e l’altro, respirarne i profumi e avere la pazienza di lasciare che il gusto, lentamente, esploda tra le labbra.
Tramandare una storia
L’associazione Famiglie Storiche è nata a giugno 2009, un’annata straordinaria per questo vino d’eccellenza, una di quelle che a leggerle sull’etichetta gli occhi si riempiono di gioia; all’inizio i membri erano dieci, nel giro di pochi anni sono diventati tredici e insieme costantemente lavorano per comunicare e, anzi, raccontare quei valori di artigianalità che rendono l’Amarone così speciale e sono riusciti nel loro intento arrivando dappertutto, condividendo la storia di un vino ma anche la bellezza dei suoi luoghi di produzione, che lo rendono ancora più prezioso. L’Amarone non è infatti un prodotto di massa, ma la punta di diamante di una piramide produttiva unica composta anche da Ripasso, Valpolicella Superiore e Valpolicella. Il ritratto di una precisa zona di produzione.
Il vino è materia viva
Le aziende sono diverse, impegnate da decenni ognuna a proprio modo nel produrre seguendo filosofie che distinguono poi il prodotto, gli regalano un’anima, tramandando di bottiglia in bottiglia un’arte del fare e una profonda conoscenza, che si unisce alla perenne innovazione e ricerca.
Durante la cena, i produttori erano tutti seduti in tavoli diversi, per condividere esperienza e tradizione con i commensali, raccontare il loro mondo, svelare qualcosa che si è andato a insinuare poi nel rosso versato nei bicchieri, rendendolo ancora più vivo e materico. Un esperto di vini e di racconti seduto accanto a me, tra i tanti incantevoli e incredibili discorsi, mi ha detto: il vino è materia viva. E ci ho pensato, è vero, viene dalla terra, più vivo di così, ogni bottiglia è unica, anche per un minuscolo e apparentemente impercettibile particolare.
Ed è bastato quel poco per imparare qualcosa di diverso, un approccio che permette di assaggiare una storia che è poi un patrimonio, e portarle rispetto. Indietreggiare, aspettare, non avere fretta, ma assaporare con lentezza e precisione.
ph: Samuel Alexander Acevedo | WeMemories